La Moka Lab è la valvola di sfogo dell'agenzia La Moka, uno spazio aperto
verso cui far convergere qualsiasi argomento riguardante il sociale,
la pubblicità progresso, sostenibilità e tutela ambientale, sensibilizzazione civica,
idee e news sul mondo del marketing, della pubblicità e del design.


La Moka Lab is La Moka Agency's outlet, an open space
an open space in which letting converge any argument such as the social,
the advertising progress, the environmental sustainability and defense, the civic sensitiveness,
the design, ideas and news on the world of the marketing.



9 novembre 2011



DATTI UNA MOSSA, BAMBOLA.
"svendita tutti gli abiti da cerimonia fino al 23 dicembre."


Cliente: MARIAELENA atelier
Advertising Agency: la-moka.com
Art Director: Rocco Sparapano
Copywriter: Raffaele Magrone
Published: November 2011


19 luglio 2011

13 luglio 2011

MIRAGICA, UN DIVERTIMENTO ESAGERATO.




Azione di guerrilla marketing ideata dall’agenzia di comunicazione non convenzionale Vietcom di Bari per il parco divertimenti Miragica di Molfetta.

Questa mattina i bagnanti di Margherita di Savoia si sono ritrovati inconsapevoli protagonisti di un caso alla C.S.I.
Orme giganti di strani esseri è stato lo spettacolo a cui tutti hanno assistito, tra mille domande, dubbi, supposizioni e strane teorie. Uno Yeti? Gli alieni? Big Foot?

La fantasia dei bambini, la razionalità degli adulti e le investigazioni dei cultori del crimine hanno accompagnato, come nei thriller più riusciti, questa insolita mattinata. Addirittura un sopralluogo eseguito direttamente dai R.I.S. in persona a certificare la veridicità di quanto accadeva. Sguardi attoniti, silenzi e stupore… Tutto vero allora, nessun trucco?

Il trucco c’è ma non si vede, è la fantasia capace di scatenare Miragica, portando i giganti addirittura in spiaggia.

Nulla di nuovo sotto il solo, ma grazie alla preparazione ed esecuzione di questa campagna, non poteva certo passare inosservata. Bravi ragazzi… banzai!!!

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ws7LC1RWaaY

17 giugno 2011

Ambient Marketing... dalle taglie forti!

Combinare l'ambient marketing con queste "enormi" trovate pubblicitarie è del tutto geniale! Si tratta di un metodo efficace con cui essere d'effetto sui clienti e coinvolgere il target di riferimento.
Ecco una gallery con le più svariate ed accattivanti campagne ambient... supersize!!


9 giugno 2011

L'importanza dell'ufficio stampa

Una delle attività-base delle Pubbliche Relazioni è quella svolta dall’Ufficio Stampa aziendale. Questo consentendo all’azienda di comunicare in tempo reale con l’opinione pubblica, infatti, contribuisce a mantenere alto il suo livello di accettazione. Nello specifico tre sono gli obiettivi che deve perseguire:

- Costruire e rafforzare l’immagine aziendale

- Mantenere alto il livello di visibilità dell’azienda

- Fornire informazioni precise e tempestive stimolando l’interesse dei media (in primis dei giornalisti) sulle attività e i prodotti dell’azienda.

Gli strumenti che ha a disposizione per raggiungerli sono i seguenti:

- la media list: un archivio di nominativi e recapiti dettagliati di tutti i giornalisti con cui l’azienda ha interesse ad instaurare e mantenere relazioni;

- la rassegna stampa: una raccolta ragionata di articoli di stampa che trattano dell’azienda, del suo personale o in generale dall’ambiente in cui questi operano;

- la cartella stampa: documentazione e schede informative sulla struttura e i servizi aziendali, brochure e materiale fotografico, distribuiti generalmente durante eventi organizzati dall’azienda stessa o conferenza stampa su specifiche attività.

Mentre i tre sopraelencati sono mezzi con cui l’azienda può gestire le relazioni con i media, i seguenti sono quelli che più nello specifico realizzano concretamente il processo comunicativo: il comunicato stampa, la conferenza stampa, l’intervista, il convegno, la convention, la tavola rotonda, il press tour, le fiere e le mostre. Ognuno di essi prevede delle fasi di progettazione e realizzazione peculiari e chiama in causa risorse umane con differenti skills e competenze. Ma è indubbio che l’impatto più evidente è dato dall’utilizzo dei primi due elencati, perché utilizzati con maggiore frequenza dall’Ufficio Stampa rispetto ai restanti.

Per quanto questi due strumenti di comunicazione siano ormai diffusissimi (sia nel pubblico che nel privato) non è raro che vengano utilizzati con superficialità e poco senso critico. Non è infatti raro che si organizzino ad esempio conferenze per pubblicizzare attività che non abbiano affatto carattere di novità e per le quali quindi l’incontro si traduce solo in una perdita di tempo per tutti partecipanti. Come non è raro che l’Ufficio Stampa non ricorra (laddove necessario) ad efficaci comunicati stampa di risposta ad accuse dettate dall’opinione pubblica all’azienda.

Valga come esempio la gestione della comunicazione durante periodi di crisi per l’azienda – il Crisis Management – all’interno della quale l’Ufficio Stampa assume un ruolo predominante. Quando accadono imprevisti che arrecano danno ai clienti aziendali e l’azienda ne è responsabile delicato obiettivo da raggiungere non è tanto il risarcimento del danno (come si può pensare) bensì la riconquista della fiducia da parte del cliente. Come la si ottiene? Argomentando spiegazioni veritiere sull’accaduto e offrendo scuse che siano percepite come sincere … dunque “comunicando”! Se l’azienda non è munita di un ufficio Stampa efficiente, capace di gestire una comunicazione di qualità, rischia non solo di perdere i clienti che hanno realmente subito il danno ma anche quelli esterni all’accaduto ma che rivalutano la propria idea dell’azienda in termini negativi.


23 maggio 2011

Pr per le aziende

PR: Public Relations.

Tutti ne hanno sentito parlare, tutti sanno di cosa si tratta ma solo gli addetti ai lavori sono coscienti della loro vera essenza, quella per la quale risultano molto più articolate della semplice persuasione all’acquisto di un biglietto d’ingresso in discoteca …

Naturalmente, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di azioni rivolte ad opinion leader e portatori di interesse, cioè organizzazioni dotate di pubblica influenza delle quali si vuole ottenere la benevolenza. Gli obiettivi che queste permettono di raggiungere sono più specifici:

- Creare notorietà, attirare l’attenzione sull’organizzazione in questione (o un suo prodotto, servizio, rappresentante, …);

- Supportare l’azione commerciale, ad esempio prima del lancio del prodotto ottenendo maggiori risultati nella forza vendita e nella distribuzione;

- Migliorare la credibilità, divulgando messaggi positivi che accentuino la sensibilità verso l’organizzazione;

- Ottimizzare il budget. Le Pubbliche Relazioni sono infatti una delle forme di comunicazione promozionale più economiche.

Alla luce di ciò la figura professionale preposta, l’addetto alle PR, non appare più di elementare formazione, bensì un ruolo di elevata responsabilità: dalle sue capacità relazionali, comunicative e organizzative dipendono la qualità e la durata delle relazioni che l’organizzazione riesce ad instaurare.

Solitamente tale figura è esterna all’organizzazione in quanto ci si rivolge ad agenzie specializzate in tale tipo di attività. Dunque, nella maggior parte dei casi le PR sono gestite in outsourcing e si traducono nell’utilizzo in una pluralità di strumenti informativi e conoscitivi: dai prodotti stampa con finalità propagandistiche ai comunicati stampa, dall’organizzazione di eventi alle interviste personalizzate. Purtroppo in Italia è ancora diffusa l’idea secondo la quale tali attività comunicative non siano necessarie, non siano una basilare leva del Marketing al pari del prezzo o del prodotto stesso.

Ma ovunque nel mondo si concorda che il principale “mezzo” che si ha a disposizione per attuare le Public Relations sia l’Ufficio Stampa; questo concretamente consente all’organizzazione di comunicare in maniera repentina con l’opinione pubblica tramite l’intermediazione delle agenzie di stampa, le testate giornalistiche e le emittenti radiotelevisive. Pensare all’Ufficio Stampa come al nodo principale all’interno di un network, capace di generare sempre nuovi legami, aiuta più facilmente a dedurre quanto i new media non siano affatto esclusi dal tradizionale meccanismo delle Pubbliche Relazioni, anzi. Le potenzialità del web in tale ambito sono elevatissime: pensate alla creazione di appositi forum online dedicati al lancio di un evento o un prodotto, pensate a tutte le manifestazioni culturali pubbliche che hanno avuto fama mondiale e delle quali si hanno avuto notizie solo sui social network

Forse proprio a testimonianza di tale capacità si stanno diffondendo anche in questo ambito pratiche sleali (ma non illegali) nell’uso delle PR: le cosiddette “smear pr”. Rientra in tale categoria qualunque uso delle relazioni pubbliche condotto per mettere in difficoltà altri e non per costruire una migliore reputazione di sé. Molti dei casi di insuccesso nelle Relazioni Pubbliche, in realtà, sono casi di smear pr contro le quali bisogna necessariamente tutelarsi. Valga come esempio il caso di due agenzie di Relazioni Pubbliche italiane (la Brunswick e la Image Building) accusate di avere favorito attività di insider trading sul caso Parmalat/Lactalis (uno dei grandi gruppi industriali del settore agroalimentare): senza andare nei dettagli, accade che per suscitare attenzione su una certa organizzazione le agenzie preposte vengano in possesso di preziose informazioni aziendali e che le gestiscano a proprio piacimento pur di raggiungere lo scopo per cui sono state ingaggiate.

La scelta delle agenzie a cui ci si affida deve essere dunque più che oculata.

9 maggio 2011

Politici 2.0


Sembra sia ufficiale: anche i politici appartengono alla “generazione 2.0”, o meglio cercano di appartenervi. D’altronde come poteva la preziosa potenzialità del web non attrarre i maestri dell’ars oratoria? Da che mondo è mondo l’uomo politico basa popolarità e consensi sulla proprie capacità di persuasione e soprattutto comunicative. Ecco dunque che al popolare comizio di piazza si affianca oggi il “social networking”. Il risultato? Twitter e soprattutto Facebook sono invasi da profili di personalità istituzionali e amministrative. Per aumentare il dialogo con i votanti più giovani, non è più sufficiente pubblicare un web site che dia informazioni all’utenza; è necessario ricorrere a quegli strumenti comunicativi bidirezionali, che le nuove generazioni utilizzano ormai nella loro vita quotidiana come alternativa alle conversazioni faccia a faccia: blogs e social networks sono preziosissimi mezzi di confronto politico e dunque propaganda.

Naturalmente il pioniere al riguardo è stato il presidente statunitense Obama che, con la sua costante presenza online e la pubblicazione di meeting ufficiali cui chiunque può prendere parte, si è pienamente meritato l’appellativo di “internet president”.

Nel Bel Paese, invece, tra i politici che godono di maggiori consensi in rete ci sono Nichi Vendola e Silvio Berlusconi, ma la situazione è in realtà ben diversa: uno studio del 2008 sulla comunicazione politica online, condotto da un gruppo di lavoro dell’Università La Sapienza di Roma, evidenzia che parlamentari e amministratori italiani sono significativamente presenti in rete ma non hanno visibilmente compreso la strategicità degli strumenti conversazionali in ambito politico. Ciò avviene perché la presenza in rete con profili personali non corrisponde spesso a una reale apertura al dibattito politico e al confronto ideologico; topics e blogs vengono aggiornati dagli staff redazionali del politico solo nei periodi caldi preelettorali, per poi essere abbandonati nelle fasi successive. Nulla di più sbagliato è da fare in comunicazione, soprattutto politica! Se oggi si parla tanto di Marketing politico un motivo ci sarà ... Esso è molto più che la semplice applicazione meccanica delle leve di marketing tradizionale a tale area di interesse: è bensì uno strumento con cui aumentare l’effettiva efficacia della comunicazione basato sull’analisi e l’identificazione del potenziale elettore, sulla progettazione di un’offerta che risponda esattamente ai bisogni del target di riferimento. All’interno di tale progettazione la scelta dei mezzi di comunicazione da utilizzare e le modalità con cui farlo sono vitali: i new media riducono le distanze tra i fruitori, consentono dibattiti e confronti talvolta costruttivi, danno reale voce all’opinione pubblica … dunque assicurano quella maggiore partecipazione attiva su cui dovrebbe basarsi il successo di un uomo politico. Il prendere o meno coscienza di tali potenzialità determina, dunque, la differenza tra la comunicazione politica italiana e quella che si vorrebbe poter imitare!

Ecco la pagina di Niki Vendola

Di Silvio Berlusconi non siamo riusciti a trovare la pagina ufficiale.




20 aprile 2011

Gestione di una pagina fan

La corretta gestione di una pagina fan è fondamentale per la riuscita di un progetto orientato ai social media. Spesso, anzi quasi sempre, si fa scarso uso di esperti in questo settore ritenendo superflua la loro presenza, ritenendosi capaci di gestire una pagina fan, dicendo “ma è solo una pagina fan, che ci vuole”.

Oggi vi proponiamo alcuni casi di uso scorretto di questi strumenti di marketing e l’incapacità di gestire eventuali riscontri negativi da parte degli utenti.

1) 1) brand di moda Patrizia Pepe.
Le immagini, pubblicate sulla pagina Facebook, hanno suscitato i commenti negativi, perché considerate istigatrici dell’anoressia. La risposta dei community manager di Patrizia Pepe invece di smorzare i toni, ha alimentato la polemica.

2) Ducati

Ad alcuni commenti negativi sulle prestazioni di Valentino Rossi e sulla rivalità tra piloti all’interno della scuderia, i community manager della pagina Facebook di Ducati hanno preferito cancellare gli interventi. Cosa è accaduto?


3) Aiazzone

Azienda in bancarotta, incapace di consegnare prodotti e di pagare gli stipendi dei propri dipendenti, ha avuto la geniale idea di aprire la pagina Facebook di Aiazzone dove si parla di sconti e promozioni. Questo è tutto quello che un community manager professionale non farebbe. pagina Facebook di Aiazzone che, naturalmente, è ancora online a prendere tutte le critiche e gli insulti degli utenti.

13 aprile 2011

Pizzicato EcO Bed & Breakfast


Secondo uno studio dell’Università Iulm di Milano solo il 10% delle piccole aziende utilizza i Social Media come canale di comunicazione. Ancora pochi? Spesso lo fanno male, gestendo ancora peggio gli investimenti, convinte che basti creare una pagina fan per riuscire a essere competitivi in maniera seria sul web.

Poi ci sono casi eccezionali dove le PMI che utilizzano i social media lo fanno davvero bene!

Quello di cui vorrei parlarvi oggi, è un’iniziativa che mi è stata segnalata da Giuseppe Romondia – proprietario del Pizzicato EcO Bed & Breakfast, che si trova in Puglia, nella provincia di Foggia e precisamente a Vico del Gargano in Puglia.

Pizzicato EcO Bed & Breakfast è praticamente ovunque nel Social Web. Su Facebook ha una pagina fan che conta oltre 850 iscritti, che amministra con foto, video, note e informazioni rilevanti per i suoi clienti, lo stesso su YouTube, Flickr, FriendFeed, Foursquare e Instagram.

Il portale www.bed-and-breakfast.it – il maggiore portale italiano dedicato alla microricettività, dal 2009 organizza “La settimana del Baratto“. Si tratta di un’iniziativa che si svolge nella terza settimana di novembre, in cui viene rilanciata una formula sulla quale per secoli si è basata l’economia familiare: il baratto. Così anche Pizzicato ha preso spunto da questa iniziativa: “Se sei un artista nell’anima… Baratta la tua arte… fai la tua proposta e saremo lieti di concordare e offrirti un soggiorno in cambio. Il baratto è aperto a tutti, non solo ad artisti… sei un falegname? Un esperto di marketing? Un cuoco o un imbianchino? Non fa differenza l’importante è il baratto sano e fatto con serietà”.

Beh: un ottimo esempio, non credete?

Perché non ci provate anche voi? La nostra terrà è cosi bella...

14 marzo 2011

150 anni di Italia, 5 di Moka


Oggi l’Italia compie 150 anni.

Ispirati da questo grande evento, e dal nostro quinto compleanno, abbiamo deciso di omaggiare il tricolore con un’affissione tutta particolare.

In questo ultimo mese abbiamo pensato tanto a come festeggiare con voi i nostri cinque anni e in più pensavamo ad un’azione di comunicazione che omaggiasse la nostra bella Italia.

Abbiamo fuso le due cose, definendoci un'agenzia "tricolore".

Tricolore non solo nel marchio, simbolo italiano per eccellenza, ma anche negli intenti.

In noi c'è il rosso della passione che ci spinge ogni giorno a migliorarci, c'è il bianco come la trasparenza dei nostri rapporti con tutti voi, e il verde, come la speranza che la nostra generazione ha di farsi largo.

Senza contare che come tanti piccoli garibaldini (scusate il paragone azzardato) cerchiamo tutti i giorni di portare alto il nome dei creativi italiani, a dispetto di quelli europei o americani, sempre troppo applauditi.

Un compleanno che cade in un momento storico certamente controverso, in una fase di polemiche e difficoltà oggettive.

Il compleanno dell'Italia può essere occasione per riflettere su come restare uniti, su come ripartire e migliorare, su come lavorare sodo e farci valere.

Auguri Italia, perchè tu sia sempre di più una Repubblica fondata sul buon lavoro.

Auguri Italia per i tuoi centocinquanta anni.

Da una giovane agenzia a una giovane Nazione.

Vi aspettiamo fra 5 anni.

Nel frattempo vi auguriamo e ci auguriamo di crescere insieme.


12 marzo 2011

Comunicazione e turismo


La maggior parte degli albergatori italiani, ha profili, gruppi e pagine ufficiali per i loro alberghi su facebook o all'interno di diversi social network, senza avere un minimo di strategia, dedicando poi pochissimo tempo all’aggiornamento dei contenuti.


Di solito questi profili vedono solo alcune foto dell’hotel, i contatti, e delle brevi descrizioni copiate e incollate dal sito ufficiale. Tutto questo è sbagliato!


Se decidete giustamente di approcciarvi ai social media, perchè sono il luogo dove gli utenti trascorrono più tempo, influenzando anche le loro scelte, dovete avete una strategia e degli obiettivi ben precisi, e dedicare impegno costante a questi strumenti per riuscire a conseguirli.

Vi propongo il caso dell’Hotel Montemezzi di Vigasio, in provincia di Verona, ha intrapreso un nuovo percorso, denominato “The Fun Hotel”.

Il soggiorno diventa un momento divertente grazie al coinvolgimento del pubblico con attività interattive, scherzi fatti con candid camera, ed effetti strani come modifiche dell'arredamento.

Una delle prime attività non convenzionali svolte dall’Hotel è The Candid Camera Hotel. All’insaputa degli ospiti, strani personaggi si sono introdotti all’interno dell’hotel: un ladro, un supereroe e due agenti segreti.

Per due giorni hanno fatto scherzi comparendo all’improvviso, o sostituendosi al normale personale dell’hotel. Se il ladro rubava le valigie in reception e il supereroe sfrecciava tra le persone, gli agenti erano pronti a scortare le portate di cibo al ristorante, quanto a prelevare velocemente chiunque fosse a tiro.

La Fan Page è il fulcro della comunicazione online, che assieme al blog, posizione al meglio l'Hotel sui motori di ricerca.

In pochi mesi la pagina fan e twitter hanno raggiunto ottimi risultati.

28 febbraio 2011

Biglietto da visita



La vetrina? Qualcuno la definisce “il biglietto da visita” del negozio.
Il sito web? “Il biglietto da visita” per chi fa e- commerce.
La copertina? Perché no? “Il biglietto da visita” per una rivista.

Si potrebbe andare avanti a lungo, ma resterebbe sempre una la domanda centrale: che cos’è il biglietto da visita? E’ uno dei più antichi, semplici e diretti mezzi di comunicazione.
Oggi diciamo che è uno dei tanti supporti cartacei basati su stampa (come la brochure aziendale o la locandina di un evento) con cui si presenta una persona privata o una sua attività, ma in verità ha vita lunga. Nato nella Francia del 1700 come semplice cartoncino su cui segnare le generalità e/o i recapiti del soggetto titolare, era prima sottoposto a un rigoroso galateo che ne dettava le regole per definirne l’aspetto (colore rigorosamente bianco, dimensioni piccole, carattere corsivo…).

Naturalmente, per quanto la sua funzione resti invariata, oggi il biglietto da visita è oggetto di una grande libertà di espressione, ben lontana da quel vincolante galateo. Anzi, in alcuni casi si può parlare di una vera e propria mania che ha coinvolto soprattutto i più giovani: per sete di visibilità creano da autodidatti dei biglietti personalizzati con i quali pubblicizzare semplicemente se stessi, un po’ per gioco. Sono decine i software in circolo grazie ai quali progettare e stampare questa categoria di prodotti in pochi click. Il risultato sono cartoncini coloratissimi dalle mille forme e dimensioni, con immagini fantasiose o fotografie di famiglia che hanno ragion d’essere solo nel personale gusto di chi li crea.


Ma chi lavora nel campo da decenni, da molto prima di tale boom, sa bene che ciò poco ha a che fare con la comunicazione d’impresa; sa bene che anche quel piccolo quadratino di cartone deve essere un tassello dell’immagine coordinata aziendale, progettato in base a coerenza e previsione di efficacia. Ed ecco che dal biglietto da visita si passa alla business card (che di diverso ha solo il sound più professionale).

Quanti bigliettini da visita ricevete in un anno? Chi di voi non ha almeno una decina di business card nella propria borsa? E, ancora, quante ne avete gettate credendo che occupassero inutilmente spazio?
Assimilare una business card a un semplice “pezzo di carta” su cui è appuntato un numero di telefono significa identificarla con uno strumento inutile dal punto di vista funzionale e un’insensata spesa tipografica (che potrebbe esser senza problemi risparmiata utilizzando carta e penna, appunto): al contrario, molte cose si possono dire con 85x55 mm di cartoncino! L’obiettivo per cui viene realizzata è chiaro: creare contatti. E in un mondo in cui si è bombardati da migliaia di informazioni al giorno è difficile che il ricordo della persona che l’ha ceduta resti. Non a caso i biglietti da visita, dopo un indecifrato periodo di permanenza nel portafoglio, vengono cestinati. E questo non perché necessariamente non facessero riferimento a un contatto utile, piuttosto perché nel momento in cui quel contatto poteva essere utilizzato non ci si è ricordati di averlo. Dunque nella maggior parte dei casi tali biglietti non assolvono alla loro funzione principale.


E’ proprio alla luce di tutto ciò che si comprende perché anche in merito a un semplice veicolo come questo le decisioni da prendere sono variegate:
- che tipologia di informazioni inserire. Gli esperti di marketing, ad esempio, consigliano di ricorrere, tra le varie, anche a un head line, una frase sintetica che sia un po’ lo slogan identificativo della attività;
- che font utilizzare per il testo;
- a quali colori ricorrere;
- che formato attribuire;
- su che tipo di carta stampare.

10 febbraio 2011

La creatività a portata di mano

Come spesso capita nella non conventional advertising, ciò che nasce con uno scopo meramente funzionale può essere sfruttato per fini comunicativi. Esattamente questa è la sorte toccata alla shopper, meglio conosciuta dalle nostre parti come “busta per la spesa”. Nata come strumento per agevolare il trasporto di merci dal negozio alla propria abitazione, è divenuta da qualche anno a questa parte un ottimo strumento pubblicitario. Tra le varie, infatti, ha tre caratteristiche fondamentali per il mondo della comunicazione:
1. visibile a un vasto pubblico (numerosi contatti)
2. riutilizzabile (ripetizioni di contatto)
3. economica.

Ecco dunque che in molte capitali d’Europa (sulla scia americana, naturalmente) si vedono circolare per le strade borse e sacchetti dalle forme più strane, con le stampe più originali al fine di rendere l’effetto finale fortemente attrattivo: checché sene dica è infatti fuori dubbio che queste shopper “di seconda generazione” (volendo ironizzare) attirino fortemente l’attenzione dei passanti… Naturalmente il materiale che più si presta a tali trasformazioni è la carta con i suoi derivati (carta plastificata, cartone…).
Considerando il divieto imposto dai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico di commercializzare sacchi da asporto non conformi agli standard europei, dallo scorso 1° gennaio non è più possibile utilizzare shopper in plastica bensì esclusivamente quelle ecologiche (biodegradabili, in stoffa o in carta, appunto).
La tematica in oggetto, dunque, diventa quanto mai attuale anche in Italia, in cui il “non convenzionale” arriva generalmente con ritardo. Ci si aspetta nel breve periodo, perciò, che anche nel nostro Paese inizino a circolare buste dai manici di capelli, o nella cui impugnatura via siano stampati pesi da palestra.



Le campagne di maggior impatto che all’estero hanno visto il ricorso a questa bag advertisement (così è stata battezzata), sono quelle a carattere sociale: doppi sensi che sensibilizzino il target di passanti su tematiche delicate come la tutela degli animali o la lotta alla pena di morte.


Ma le potenzialità di questo canale sono notevoli, dunque i campi di utilizzo paradossalmente infiniti… stavolta si può letteralmente affermare che l’ingegno è a portata di mano!

29 gennaio 2011

Fare un flash mob


In molti avrete sentito parlare di Flash Mob, qualcuno di voi saprà anche di cosa si tratta, ma di certo non tutti ne hanno compreso le origini e le potenzialità...

Dall’inglese, Flash Mob sta per “aggregazione di una notevole quantità di persone in uno stesso luogo e in un preciso istante, per eseguire una determinata azione limitata nel tempo”. Ci si serve di canto, ballo, gestualità, rappresentazioni grafiche di ogni tipo e chi più ne ha più ne metta.

I partecipanti all’evento (flashmobbers o mobbers) organizzano il raduno in uno spazio pubblico solitamente ricorrendo a nuovi mezzi di comunicazione veloci come sms, social network, mail, passaparola telematici all’interno di web communities, vivono la breve esperienza e poi si disperdono come nulla fosse accaduto.

Il primo di questi fenomeni ufficialmente riconosciuto risale a New York, nel 2003, ma poco tempo ha impiegato per diffondersi in tutta Europa.

Il primo, durato circa 2 ore a Victoria Station, è stato un cosiddetto Silent Rave” durante il quale 4.000 mobbers si sono dotati di lettori musicali e cuffiette e hanno ballato a ritmi diversi nel più completo silenzio.

Il secondo, organizzato in occasione del concerto Oprah's 24 Kickoff Party, è consistito in un vero e proprio spettacolo di danza condotto dal pubblico durante l'esibizione dei Black Eyed Peas.

Le sue potenzialità sono proporzionali alla sua efficacia: un evento del genere può anche non implicare elevati investimenti finanziari perché conta molto sull’utilizzo del web per la sua diffusione, e in più assicura un notevole grado di popolarità perché nasce esso stesso con l’obiettivo di “far parlare di sé”.

E’ indubbio, infatti, che quando lo scopo è promuovere qualcosa, la fase organizzativa precedente all’evento assuma un ruolo fondamentale, molti credono di poter improvvisare un Flash Mob perché guardarne alcuni fa sembrare che l’evento “vada da sé”, come il caso della compagnia telefonica T-Mobile UK il 30 aprile 2009 ha distribuito 2.000 microfoni a Trafalgar Square a Londra coinvolgendo in un gigantesco karaoke migliaia di persone… facendosi promotrice di buonumore!

Dopo aver visto immagini come quelle appena proposte, siete magari stuzzicati dall’idea di farne uno da soli, semplicemente invitando amici e conoscenti. Vi consigliamo di no, perché è proprio la capacità - creativa, programmatica e logistica - a consentire di sviluppare progetti che di per sé sembrano molto semplici da realizzare!

Per di più il risultato potrebbe anche non essere dei migliori, come questi casi:

15 gennaio 2011

Fiere di nome e di fatto


Nell’era dell’ICT, in cui sembra che se non si è online non si esista, acquisisce sempre più importanza uno strumento di comunicazione che con il mondo virtuale ha ben poco a che fare: l’evento.
Se ne organizzano a centinaia, ma spesso non a ragione!

Naturalmente varie sono le tipologie di eventi e, per ognuna di queste, precise sono le regole da seguire.
Una delle forme più antiche è senza dubbio la Fiera, prima vitale per una comunicazione B2B (business to business), oggi gettonata nel B2C (business to consumer).
La fiera potrebbe essere così definita: è contemporaneamente un momento e un punto d’incontro tra domanda e offerta, appartenenti a un contesto che facilita:
- ai compratori l’acquisizione d'informazioni, la visione di novità e i contatti personali;
- agli espositori una visibilità (in termini di investimenti) seconda solo alla forza vendita.

Volendo schematizzare, le sue peculiarità sono:
1. E’ l’unico mezzo che mette in contatto cliente, venditore e prodotto.
2. I visitatori hanno un alto grado d'interesse (maggiore è l’efficacia comunicativa).
3. E’ un mezzo di comunicazione immediato e interattivo.

Specifici sono anche i motivi per cui un’azienda dovrebbe decidere di prender parte a una fiera:
- Legati alla vendita verso clienti attuali e/o potenziali.
- Non legati alla vendita, quali raccolta d'informazioni, sostegno all’immagine aziendale, sviluppo d'idee per nuove offerte, gestione di rapporti con fornitori e definizione delle alleanze strategiche (di mercato).

A differenza di quanto possano credere i non addetti ai lavori, preparare la partecipazione a una fiera non è un processo scontato, bensì costituito da fasi ben definite: identificazione delle manifestazioni possibili, ricerca delle informazioni presso gli organizzatori, verifica delle informazioni, sopralluogo, tempi e localizzazione, valutazione degli eventi di supporto, combinazione delle informazioni con i propri criteri espositivi, produzione di un report di sintesi.

Il passaggio dalla prima all’ultima fase deve seguire un percorso strategico, in quanto la manifestazione fieristica è da concepire come un progetto sia promozionale che commerciale.

La necessità di studiare nel dettaglio la partecipazione a tali eventi è testimoniata dal fatto che delle innumerevoli manifestazioni fieristiche che vengono ogni anno organizzate nel mondo, solo alcune hanno un evidente riscontro sia intermini di fama che di successo economico… molte altre non riescono ad aver vita superiore a due o tre edizioni.

L’Italia non eccelle al riguardo ma le eccezioni ci sono e come, e bisogna andarne “fieri”: chi non ha mai sentito parlare del Vinitaly?
Non è necessario essere intenditori per riconoscere in questo nome l’importante “Salone Internazionale del vino e dei distillati” organizzato da Veronafiere.
Il website dedicato all’evento (foto homepage) rende bene l’idea del livello di qualità organizzativa e dello studio programmatico che di questa è l’origine.