La Moka Lab è la valvola di sfogo dell'agenzia La Moka, uno spazio aperto
verso cui far convergere qualsiasi argomento riguardante il sociale,
la pubblicità progresso, sostenibilità e tutela ambientale, sensibilizzazione civica,
idee e news sul mondo del marketing, della pubblicità e del design.


La Moka Lab is La Moka Agency's outlet, an open space
an open space in which letting converge any argument such as the social,
the advertising progress, the environmental sustainability and defense, the civic sensitiveness,
the design, ideas and news on the world of the marketing.



29 gennaio 2011

Fare un flash mob


In molti avrete sentito parlare di Flash Mob, qualcuno di voi saprà anche di cosa si tratta, ma di certo non tutti ne hanno compreso le origini e le potenzialità...

Dall’inglese, Flash Mob sta per “aggregazione di una notevole quantità di persone in uno stesso luogo e in un preciso istante, per eseguire una determinata azione limitata nel tempo”. Ci si serve di canto, ballo, gestualità, rappresentazioni grafiche di ogni tipo e chi più ne ha più ne metta.

I partecipanti all’evento (flashmobbers o mobbers) organizzano il raduno in uno spazio pubblico solitamente ricorrendo a nuovi mezzi di comunicazione veloci come sms, social network, mail, passaparola telematici all’interno di web communities, vivono la breve esperienza e poi si disperdono come nulla fosse accaduto.

Il primo di questi fenomeni ufficialmente riconosciuto risale a New York, nel 2003, ma poco tempo ha impiegato per diffondersi in tutta Europa.

Il primo, durato circa 2 ore a Victoria Station, è stato un cosiddetto Silent Rave” durante il quale 4.000 mobbers si sono dotati di lettori musicali e cuffiette e hanno ballato a ritmi diversi nel più completo silenzio.

Il secondo, organizzato in occasione del concerto Oprah's 24 Kickoff Party, è consistito in un vero e proprio spettacolo di danza condotto dal pubblico durante l'esibizione dei Black Eyed Peas.

Le sue potenzialità sono proporzionali alla sua efficacia: un evento del genere può anche non implicare elevati investimenti finanziari perché conta molto sull’utilizzo del web per la sua diffusione, e in più assicura un notevole grado di popolarità perché nasce esso stesso con l’obiettivo di “far parlare di sé”.

E’ indubbio, infatti, che quando lo scopo è promuovere qualcosa, la fase organizzativa precedente all’evento assuma un ruolo fondamentale, molti credono di poter improvvisare un Flash Mob perché guardarne alcuni fa sembrare che l’evento “vada da sé”, come il caso della compagnia telefonica T-Mobile UK il 30 aprile 2009 ha distribuito 2.000 microfoni a Trafalgar Square a Londra coinvolgendo in un gigantesco karaoke migliaia di persone… facendosi promotrice di buonumore!

Dopo aver visto immagini come quelle appena proposte, siete magari stuzzicati dall’idea di farne uno da soli, semplicemente invitando amici e conoscenti. Vi consigliamo di no, perché è proprio la capacità - creativa, programmatica e logistica - a consentire di sviluppare progetti che di per sé sembrano molto semplici da realizzare!

Per di più il risultato potrebbe anche non essere dei migliori, come questi casi:

15 gennaio 2011

Fiere di nome e di fatto


Nell’era dell’ICT, in cui sembra che se non si è online non si esista, acquisisce sempre più importanza uno strumento di comunicazione che con il mondo virtuale ha ben poco a che fare: l’evento.
Se ne organizzano a centinaia, ma spesso non a ragione!

Naturalmente varie sono le tipologie di eventi e, per ognuna di queste, precise sono le regole da seguire.
Una delle forme più antiche è senza dubbio la Fiera, prima vitale per una comunicazione B2B (business to business), oggi gettonata nel B2C (business to consumer).
La fiera potrebbe essere così definita: è contemporaneamente un momento e un punto d’incontro tra domanda e offerta, appartenenti a un contesto che facilita:
- ai compratori l’acquisizione d'informazioni, la visione di novità e i contatti personali;
- agli espositori una visibilità (in termini di investimenti) seconda solo alla forza vendita.

Volendo schematizzare, le sue peculiarità sono:
1. E’ l’unico mezzo che mette in contatto cliente, venditore e prodotto.
2. I visitatori hanno un alto grado d'interesse (maggiore è l’efficacia comunicativa).
3. E’ un mezzo di comunicazione immediato e interattivo.

Specifici sono anche i motivi per cui un’azienda dovrebbe decidere di prender parte a una fiera:
- Legati alla vendita verso clienti attuali e/o potenziali.
- Non legati alla vendita, quali raccolta d'informazioni, sostegno all’immagine aziendale, sviluppo d'idee per nuove offerte, gestione di rapporti con fornitori e definizione delle alleanze strategiche (di mercato).

A differenza di quanto possano credere i non addetti ai lavori, preparare la partecipazione a una fiera non è un processo scontato, bensì costituito da fasi ben definite: identificazione delle manifestazioni possibili, ricerca delle informazioni presso gli organizzatori, verifica delle informazioni, sopralluogo, tempi e localizzazione, valutazione degli eventi di supporto, combinazione delle informazioni con i propri criteri espositivi, produzione di un report di sintesi.

Il passaggio dalla prima all’ultima fase deve seguire un percorso strategico, in quanto la manifestazione fieristica è da concepire come un progetto sia promozionale che commerciale.

La necessità di studiare nel dettaglio la partecipazione a tali eventi è testimoniata dal fatto che delle innumerevoli manifestazioni fieristiche che vengono ogni anno organizzate nel mondo, solo alcune hanno un evidente riscontro sia intermini di fama che di successo economico… molte altre non riescono ad aver vita superiore a due o tre edizioni.

L’Italia non eccelle al riguardo ma le eccezioni ci sono e come, e bisogna andarne “fieri”: chi non ha mai sentito parlare del Vinitaly?
Non è necessario essere intenditori per riconoscere in questo nome l’importante “Salone Internazionale del vino e dei distillati” organizzato da Veronafiere.
Il website dedicato all’evento (foto homepage) rende bene l’idea del livello di qualità organizzativa e dello studio programmatico che di questa è l’origine.