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23 maggio 2011

Pr per le aziende

PR: Public Relations.

Tutti ne hanno sentito parlare, tutti sanno di cosa si tratta ma solo gli addetti ai lavori sono coscienti della loro vera essenza, quella per la quale risultano molto più articolate della semplice persuasione all’acquisto di un biglietto d’ingresso in discoteca …

Naturalmente, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di azioni rivolte ad opinion leader e portatori di interesse, cioè organizzazioni dotate di pubblica influenza delle quali si vuole ottenere la benevolenza. Gli obiettivi che queste permettono di raggiungere sono più specifici:

- Creare notorietà, attirare l’attenzione sull’organizzazione in questione (o un suo prodotto, servizio, rappresentante, …);

- Supportare l’azione commerciale, ad esempio prima del lancio del prodotto ottenendo maggiori risultati nella forza vendita e nella distribuzione;

- Migliorare la credibilità, divulgando messaggi positivi che accentuino la sensibilità verso l’organizzazione;

- Ottimizzare il budget. Le Pubbliche Relazioni sono infatti una delle forme di comunicazione promozionale più economiche.

Alla luce di ciò la figura professionale preposta, l’addetto alle PR, non appare più di elementare formazione, bensì un ruolo di elevata responsabilità: dalle sue capacità relazionali, comunicative e organizzative dipendono la qualità e la durata delle relazioni che l’organizzazione riesce ad instaurare.

Solitamente tale figura è esterna all’organizzazione in quanto ci si rivolge ad agenzie specializzate in tale tipo di attività. Dunque, nella maggior parte dei casi le PR sono gestite in outsourcing e si traducono nell’utilizzo in una pluralità di strumenti informativi e conoscitivi: dai prodotti stampa con finalità propagandistiche ai comunicati stampa, dall’organizzazione di eventi alle interviste personalizzate. Purtroppo in Italia è ancora diffusa l’idea secondo la quale tali attività comunicative non siano necessarie, non siano una basilare leva del Marketing al pari del prezzo o del prodotto stesso.

Ma ovunque nel mondo si concorda che il principale “mezzo” che si ha a disposizione per attuare le Public Relations sia l’Ufficio Stampa; questo concretamente consente all’organizzazione di comunicare in maniera repentina con l’opinione pubblica tramite l’intermediazione delle agenzie di stampa, le testate giornalistiche e le emittenti radiotelevisive. Pensare all’Ufficio Stampa come al nodo principale all’interno di un network, capace di generare sempre nuovi legami, aiuta più facilmente a dedurre quanto i new media non siano affatto esclusi dal tradizionale meccanismo delle Pubbliche Relazioni, anzi. Le potenzialità del web in tale ambito sono elevatissime: pensate alla creazione di appositi forum online dedicati al lancio di un evento o un prodotto, pensate a tutte le manifestazioni culturali pubbliche che hanno avuto fama mondiale e delle quali si hanno avuto notizie solo sui social network

Forse proprio a testimonianza di tale capacità si stanno diffondendo anche in questo ambito pratiche sleali (ma non illegali) nell’uso delle PR: le cosiddette “smear pr”. Rientra in tale categoria qualunque uso delle relazioni pubbliche condotto per mettere in difficoltà altri e non per costruire una migliore reputazione di sé. Molti dei casi di insuccesso nelle Relazioni Pubbliche, in realtà, sono casi di smear pr contro le quali bisogna necessariamente tutelarsi. Valga come esempio il caso di due agenzie di Relazioni Pubbliche italiane (la Brunswick e la Image Building) accusate di avere favorito attività di insider trading sul caso Parmalat/Lactalis (uno dei grandi gruppi industriali del settore agroalimentare): senza andare nei dettagli, accade che per suscitare attenzione su una certa organizzazione le agenzie preposte vengano in possesso di preziose informazioni aziendali e che le gestiscano a proprio piacimento pur di raggiungere lo scopo per cui sono state ingaggiate.

La scelta delle agenzie a cui ci si affida deve essere dunque più che oculata.

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